Il feto è un diapason vivente

Tutto il lavoro compiuto dalla madre con la voce e con la musica, nella fase prenatale e postnatale, rappresenta una straordinaria forma di protezione del sistema neurocerebrale (e quindi immunitario) del piccolo che è agli albori.

Le musiche che facilitano il rilassamento oltre a limitare i pericoli derivanti dagli stati di stress, rasserenano le madri, e offrono al piccolo un doppio beneficio: un beneficio indiretto dovuto al buon livello di benessere della madre e un beneficio diretto, là dove le sequenze sonore della voce materna e della musica, memorizzate nell’utero, riascoltate dopo la nascita, costituiranno un legame di continuità e di alta qualità con la madre stessa.

Tutte le forme sonore, nell’utero, vengono memorizzate dal corpo e più precisamente dalla pelle. La pelle deriva dallo stesso ceppo di cellule embrionali da cui si sviluppa anche il sistema nervoso.

Quando il sistema neurocerebrale del feto è ancora in formazione, è la pelle a risuonare sotto l’effetto del suono: riceve gli stimoli, li trasforma in sensazioni, li seleziona e li rivive ogni volta che lo stimolo sonoro si ripresenta anche dopo la nascita.

Il nascituro e poi il neonato diventa come un diapason vivente in costante ascolto e l’ascolto è vissuto come risonanza; la risonanza offre la possibilità di aprirsi al sè. Per il feto essere in ascolto è essere al mondo, ed è iniziare a muovere i primi passi sulla strada della coscienza di esistere.

-Filippo Massara-

Psicologia della musica

Il  neuropsicologo Tomaso Vecchi, Direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia, ricercatore anche in ambito della psicologia della musica e coautore  del libro “ Psicologia della Musicaed. Carocci, afferma che la risposta emotiva all’ascolto della musica ha effetti su tutto il corpo, in particolare ha un effetto su diverse funzioni del sistema nervoso autonomo che ha il controllo fisiologico della tensione muscolare, della frequenza respiratoria e cardiaca, della sudorazione, dell’attività gastrica, della produzione ormonale, cioè delle  funzioni vitali corporee  primarie.

La forza della musica, inoltre, sta nella sua totale assenza di significato denotativo, cioè  un brano musicale non definisce mai una realtà oggettiva, così la musica in questa ottica è un oggetto rappresentazionale aperto, ossia un contenitore di rappresentazioni non definite. Un insieme di strutture vibranti che inducono stati emotivi ma anche che legano e collegano gli avvenimenti emotivi apparentemente non collegabili. Offrono a chi ascolta la possibilità di dare un “senso” alle
emozioni del momento e di fissarle nella memoria a lungo termine, quel contenitore di ricordi emozionali di cui abbiamo assoluto bisogno fino dall’inizio dell’esistenza razionale e nella vita di ogni giorno, per darle un senso.