Il feto ascolta e apprende – nuovo studio dell’ Università di Helsinki

Fonte: http://www.lescienze.it/news/2013/08/28/news/suoni_utero_sviluppo_linguaggio-1787726/?ref=nl-Le-Scienze_30-08-2013

I bambini esposti a specifici suoni durante la fase fetale ne conservano un ricordo inconsapevole appena dopo la nascita: lo ha dimostrato una serie di test su piccoli sottoposti a elettroencefalogramma. Il risultato dimostra che il cervello umano nella fase fetale è capace di apprendimento uditivo, con interessanti ricadute sulla possibilità di prevenire o curare deficit di acquisizione del linguaggio

I suoni percepiti dal feto nell’utero possono influenzare lo sviluppo del cervello e di conseguenza lo sviluppo delle capacità linguistiche dopo la nascita: è quanto afferma un nuovo studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di Eino Partanen dell’Istituto di Scienze comportamentali dell’ Università di Helsinki e colleghi di un’ampia collaborazione di istituti finlandesi, olandesi e danesi.

I feti umani sono in grado di percepire i suoni esterni già a partire dalla 27ma settimana di gestazione. Questo importante progresso innesca una riorganizzazione della corteccia uditiva fetale e lo sviluppo del sistema nervoso. Finora tuttavia non era chiaro se questo processo potesse influenzare la percezione dei suoni e lo sviluppo neurale anche durante l’infanzia.

Il feto ascolta, il bambino ricorda
Una fase della sperimentazione, mentre viene registrato un elettroencefalogramma di un neonato (Cortesia Veikko Somerpuro, Università di Helsinki)

Secondo l’ipotesi di partenza dei ricercatori, se in utero si formano già tracce mnestiche neurali per i singoli suoni, ciò si dovrebbe riflettere dopo la nascita in alcune variazioni nell’attività elettrica del cervello, e in particolare nell’emergere di un incremento nella risposta mismatch ai cambiamenti di suono. Questa risposta consiste in una particolare variazione nei tracciati elettroencefalografici che si presenta quando viene percepito uno stimolo “deviante” all’interno di una sequenza standard ripetuta. Essa è considerata quindi una manifestazione di un “sistema automatico di rilevazione” del cervello di qualunque variazione intervenga in un contenuto noto.

Partanen e colleghi hanno perciò arruolato nello studio 33 donne  dalla ventinovesima settimana di gestazione fino alla nascita. Metà delle madri hanno ascoltato diverse volte alla settimana brevi registrazioni della pseudoparola “tatata”, ripetuta centinaia di volte, occasionalmente modificata nella vocale della sillaba centrale (“tatota”) oppure pronunciata con un accento diverso.

Dopo la nascita dei bambini, i ricercatori ne hanno analizzato le risposte neurali mentre udivano le stesse pseudoparole e altre variazioni poco familiari, confrontando quelle dei bambini esposti alle pesudoparole in utero con quelle dei bambini non esposti.

L’analisi dei tracciati ha dimostrato che i piccoli esposti in utero alle pseudoparole ne avevano un ricordo anche dopo la nascita. I risultati dimostrano che il cervello umano nella fase fetale è capace di apprendimento uditivo e subisce cambiamenti strutturali che danno come risultato tracce mnestiche neurali che possono influenzare l’acquisizione del linguaggio durante l’infanzia.

Secondo gli autori queste scoperte potrebbero aiutare a elaborare nuovi approcci terapeutici e di prevenzione dei deficit di linguaggio, compensando almeno in parte disturbi con una componente genetica come per esempio la dislessia.

Fonte: http://www.lescienze.it/news/2013/08/28/news/suoni_utero_sviluppo_linguaggio-1787726/?ref=nl-Le-Scienze_30-08-2013

 

2 risposte a "Il feto ascolta e apprende – nuovo studio dell’ Università di Helsinki"

Scrivi una risposta a Claudia Boni Cancella risposta